Negli ultimi anni sempre più medici hanno deciso di compiere un passo importante: lasciare alle spalle il modello del lavoro dipendente e scegliere di lavorare a partita IVA.
Non si tratta solo di una questione economica (anche se i guadagni potenzialmente più alti hanno certamente un peso) ma di una scelta di libertà e autonomia professionale.
Essere medico libero professionista significa poter gestire il proprio tempo, stabilire i propri onorari, collaborare con cliniche o studi privati, o aprire la propria attività. Una responsabilità grande, certo, ma anche un modo per valorizzare la propria competenza e costruire una carriera su misura.
Perché sempre più medici scelgono la partita IVA
Chi sceglie di mettersi in proprio lo fa, nella maggior parte dei casi, per riconquistare il controllo sulla propria vita professionale.
Un medico a partita IVA non ha vincoli di orario, può decidere dove e come lavorare, e spesso può combinare più esperienze contemporaneamente: una collaborazione in una struttura sanitaria, qualche giornata in un poliambulatorio e, magari, il proprio studio privato.
Il vantaggio principale è l’autonomia, ma non è l’unico:
puoi organizzare il lavoro secondo le tue esigenze, scegliendo giorni, orari e pazienti;
puoi diversificare le entrate, collaborando con più realtà e non dipendendo da un solo datore di lavoro;
puoi dedicare più tempo alla formazione e specializzarti in ciò che ti appassiona di più;
puoi aumentare i guadagni, soprattutto se costruisci una solida reputazione e una clientela affezionata.
Ovviamente, tutto questo comporta anche qualche sfida: serve una buona gestione fiscale, una pianificazione previdenziale attenta e, soprattutto, una certa mentalità imprenditoriale.
Come si diventa medico a partita IVA
Il primo passo è burocratico, ma fondamentale: essere iscritti all’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della propria provincia.
Solo dopo questa iscrizione puoi aprire la partita IVA e iniziare a esercitare come libero professionista.
L’apertura, oggi, è semplice e può avvenire online, direttamente dal sito dell’Agenzia delle Entrate. Serve compilare il modello AA9/12, indicando i propri dati anagrafici e il tipo di attività che si intende svolgere.
L’operazione è gratuita, ma se non hai dimestichezza con la parte fiscale, è consigliabile affidarsi a un commercialista o a un servizio digitale specializzato per professionisti sanitari: ti aiuteranno a scegliere il regime fiscale più adatto e a evitare errori in fase di apertura.
Il codice ATECO del medico
Ogni attività professionale deve essere identificata da un codice ATECO, una sequenza numerica che comunica all’Agenzia delle Entrate il tipo di lavoro che svolgi.
Nel caso dei medici, i principali codici sono:
86.21.00 – Servizi degli studi medici di medicina generale
86.22.01 – Attività dei chirurghi
86.22.02 – Ambulatori e poliambulatori del Servizio Sanitario Nazionale
86.22.03 – Centri di radioterapia
86.22.05 – Studi di omeopatia e agopuntura
86.22.06 – Centri di medicina estetica
86.22.09 – Altri studi medici specialistici
La scelta del codice giusto non è solo formale: incide anche sul coefficiente di redditività, cioè sulla percentuale del reddito su cui verranno calcolate le imposte.
Quale regime fiscale scegliere
Qui entriamo nel cuore della questione: le tasse.
In Italia esistono tre principali regimi fiscali per i liberi professionisti: forfettario, semplificato e ordinario. La scelta dipende da quanto guadagni e da quanto spendi per gestire la tua attività.
Il regime forfettario: semplice e conveniente
È la scelta ideale per chi inizia.
Puoi accedervi se il tuo reddito annuo non supera 85.000 euro. La tassazione è fissa e agevolata: pagherai una flat tax del 5% per i primi cinque anni, che poi sale al 15%.
Non dovrai applicare l’IVA, né occuparti di bilanci complessi: basta conservare le fatture e pagare le imposte sul reddito “forfettizzato” (ovvero il 78% del tuo fatturato, nel caso dei medici).
È un sistema che semplifica la vita e riduce molto i costi di gestione, ma ha un limite: non puoi scaricare le spese (affitto, attrezzature, corsi ECM, ecc.).
Costi medi:
Commercialista o servizio digitale: 150–500 € l’anno
RC professionale obbligatoria: 100–250 € l’anno
Contributi ENPAM: circa 20–25% del reddito netto
Pro: semplice, economico, con tassazione ridotta.
Contro: non adatto a chi ha spese elevate o personale.
Il regime semplificato: per chi cresce
Se superi la soglia degli 85.000 € o vuoi dedurre le spese effettive, puoi passare al regime semplificato.
Pagherai l’IRPEF progressiva (dal 23% al 43%) ma potrai dedurre molte spese: affitto dello studio, strumenti, auto, formazione, bollette, software e personale.
È più complesso, perché prevede l’applicazione dell’IVA e una contabilità più articolata, ma diventa conveniente per chi ha un’attività strutturata o gestisce collaboratori.
Costi medi:
Commercialista: 600–900 € l’anno
Software di fatturazione elettronica: 50–100 € l’anno
Il regime ordinario: per strutture e grandi studi
È il regime più articolato, scelto da chi gestisce ambulatori privati o cliniche con volumi elevati di fatturato.
Permette la deduzione completa delle spese e la piena detraibilità dell’IVA, ma richiede un commercialista esperto e una gestione contabile continuativa.
Costi medi:
Commercialista: da 1.000 € in su
Consulenze periodiche e bilanci completi
Tasse: IRPEF 23–43%, IVA 22%, contributi ENPAM proporzionali.
Incidenza complessiva: tra il 30 e il 45% del reddito lordo.
I contributi ENPAM: la previdenza dei medici
Lavorare in autonomia significa anche pensare al futuro.
Ogni medico con partita IVA deve iscriversi all’ENPAM (Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza dei Medici e Odontoiatri), che gestisce i contributi previdenziali.
L’ENPAM si compone di due quote:
Quota A, fissa e obbligatoria per tutti gli iscritti;
Quota B, proporzionale al reddito professionale dichiarato.
I contributi coprono pensione, maternità, malattia e altre forme di tutela, e rappresentano un pilastro importante del sistema di welfare medico.
Strumenti e servizi utili
Gestire la partita IVA oggi è molto più semplice grazie ai servizi digitali pensati proprio per i medici.
Piattaforme come TaxMan o Fiscozen Medici permettono di:
emettere fatture elettroniche compatibili con il Sistema Tessera Sanitaria (STS);
calcolare tasse e contributi ENPAM in automatico;
archiviare documenti e gestire scadenze fiscali in pochi clic.
Molti preferiscono queste soluzioni perché riducono errori, costano meno di un commercialista tradizionale e offrono assistenza specializzata nel settore sanitario.
Quando la partita IVA conviene davvero
Aprire la partita IVA è una scelta sensata se vuoi lavorare in autonomia, hai già una rete di pazienti o collaborazioni e prevedi entrate superiori ai 25.000 euro annui.
Per un giovane medico o uno specializzando, può essere un modo concreto per iniziare subito a lavorare e costruire esperienza, approfittando della tassazione agevolata del 5%.
Certo, servono disciplina e pianificazione, ma la libertà che ne deriva — in termini di tempo, opportunità e soddisfazione — ripaga ampiamente l’impegno iniziale.
In sintesi
Voce | Costo medio annuo |
Apertura partita IVA | Gratuita |
Commercialista digitale | 150–500 € |
RC professionale | 100–250 € |
Contributi ENPAM | 17–25% del reddito |
Tasse (forfettario) | 5–15% flat |
Costo complessivo medio | 20–25% del reddito lordo |
Conclusione
Essere medico a partita IVA non significa solo cambiare forma contrattuale, ma trasformare la propria carriera.
Significa prendersi la libertà e la responsabilità di gestire il proprio futuro.
E se all’inizio può sembrare complesso, con le giuste competenze (e un po’ di organizzazione) la libera professione può diventare una scelta vincente, capace di unire indipendenza, soddisfazione e crescita economica.
FAQ – Domande frequenti sul medico a partita IVA
1. Quanto costa aprire la partita IVA da medico?
L’apertura è gratuita; i costi annuali di gestione variano dai 150 ai 500 euro per la contabilità, più contributi e assicurazione.
2. Qual è il regime fiscale migliore per un medico?
Il regime forfettario è il più conveniente per chi guadagna meno di 85.000 euro annui, con tasse ridotte al 5–15%.
3. Devo iscrivermi all’ENPAM?
Sì, è obbligatorio per tutti i medici e odontoiatri liberi professionisti.
4. Posso lavorare come medico dipendente e avere anche partita IVA?
Sì, se il contratto lo consente: molti medici combinano attività ospedaliera e libera professione in intramoenia o extramoenia.